Il medico di base, comunemente detto medico di famiglia, è una figura fondamentale nella società, in quanto rappresenta la prima forma di consulenza a cui accedere in caso di malessere o malattia. Con l’incremento costante dell’aspettativa di vita ed una popolazione sempre più anziana, la presenza dei medici di base a stretto contatto con il territorio è fondamentale al fine di prendersi cura dei pazienti.
A seguito della laurea in medicina e del conseguimento dell’Esame di Stato, occorrono tre ulteriori anni di specializzazione in medicina generale prima di poter accedere a questa posizione.
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Di cosa si occupa il medico di base
Per comprendere il grande impegno richiesto da questa professione è necessario analizzare quelle che sono le mansioni che giornalmente devono essere svolte. Oltre ad essere spesso reperibile, il medico di base si occupa di fornire una prima diagnosi in caso di malattia, per poi reindirizzare il paziente verso uno specialista del settore nel caso di situazioni complesse o estremamente specifiche. Inoltre si occupa di prescrivere medicinali e analisi, per curare o prevenire delle criticità.
Un altro campo in cui è necessaria la presenza di un medico di base è quello del rilascio dei certificati di malattia (per l’esenzione temporanea dal lavoro o dalla scuola) e, in alcuni casi, anche per l’idoneità all’attività sportiva non agonistica.
Nel particolare interesse delle persone anziane o con difficoltà motorie, anche solo temporanee, il medico di famiglia si occupa anche delle visite a domicilio, oltre a quelle comunemente svolte in ambulatorio. Le mansioni elencate devono essere poi rapportate al numero di pazienti, che come vedremo è spesso molto elevato.
Quanti pazienti può avere un medico di base?
Per assicurare a chiunque un’assistenza di qualità, che non venga inficiata dal desiderio di accumulare pazienti per incrementare le entrate, è stato posto un limite massimo di 1500 individui a carico di un singolo medico di famiglia, con la possibilità per alcuni di estendere questo numero fino a 1800. A livello nazionale la media è attorno ai 1150 assistiti a testa, ma i numeri sono molto variabili in base a regione e località.
Un numero di pazienti pro capite considerato ottimale è attorno ai 1000 individui, così da assicurare entrate tali da ripagare il grande lavoro richiesto dal medico, ma senza sovraccaricare di lavoro e ridurne conseguentemente la qualità del servizio offerto. Inoltre, come vedremo, il numero di paziente è determinante anche nella definizione del numero di ore lavorative obbligatorie.
Il guadagno è comunque associato non solo alla quantità di assistiti, ma anche dalla tipologia di questi, oltre che alla presenza di servizi accessori come la reperibilità notturna. Inoltre anche l’anzianità di servizio è un fattore che incide positivamente sulle entrate.
Quanto deve lavorare un medico di base?
Tralasciando il fatto che, operando direttamente sul territorio, molto spesso un medico si troverà a lavorare molto di più rispetto a quanto effettivamente richiesto, l’attività ambulatoriale è definita per la maggior parte da quello che è il numero di pazienti a carico.
Sotto i 500 assistiti, è richiesta almeno un’ora di presenza in ambulatorio per almeno cinque giorni, mentre da 500 a 1000 le ore richieste salgono a due giornaliere. Tra i 1000 ed i 1500 pazienti è necessario che il medico di base sia presente per almeno tre ore in ambulatorio nei cinque giorni di apertura. È pratica comune mettere su un sistema di prenotazione, così da regolare l’afflusso di pazienti all’interno di questa finestra temporale, ma qualora qualcuno si presentasse in ambulatorio (durante le ore di apertura) senza prenotazione ma con un bisogno indifferibile è obbligatorio che venga visitato.
Altra prerogativa è quella della visita domiciliare qualora il paziente non sia trasportabile in studio che, se richiesta tra le 8 e le 10, dovrà avvenire entro le 14 e a titolo ovviamente gratuito se sostenuto da una reale impossibilità di spostarsi autonomamente.